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I pesticidi primi nemici della biodiversità,a rischio 800 specie
Colpite pesantemente anche quelle che non sono bersagli
I pesticidi sono i primi nemici della biodiversità: i loro effetti negativi, oltre agli organismi che costituiscono i loro bersagli, colpiscono pesantemente più di 800 specie tra piante, animali, funghi e microbi, con gravi conseguenze per l'intero ecosistema. Lo afferma lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications dal gruppo coordinato dall'Università della Scienza e della Tecnologia della Cina Orientale, al quale ha partecipato anche l'Italia con l'Università di Verona: è il primo a valutare l'impatto dei pesticidi su tutte le tipologie di specie sia terrestri che acquatiche, e i risultati mettono in luce la necessità di trovare soluzioni per ridurne il più possibile l'uso. I ricercatori guidati da Nian-Feng Wan hanno passato in rassegna più di 1.700 ricerche svolte finora sugli effetti di 471 diverse tipologie di sostanze chimiche utilizzate in campo agricolo, commerciale e domestico. Oltre 800 specie risultano a rischio, a causa di impatti negativi sulla loro velocità di crescita, sulla loro capacità di riprodursi e su tutta una serie di comportamenti come la cattura di prede, la ricerca di cibo, gli spostamenti e la possibilità di attrarre compagni per l'accoppiamento. I pesticidi, inoltre, possono anche influenzare il metabolismo e danneggiare le cellule: tutto ciò provoca la morte prematura degli organismi e la pericolosa riduzione delle loro popolazioni. "Spesso si presume che i pesticidi siano tossici principalmente per il parassita bersaglio e per gli organismi strettamente correlati, ma questo è evidentemente falso", commenta Dave Goulson dell'Università britannica del Sussex, tra i firmatari dell'articolo. "I pesticidi sono un male necessario, senza il quale la produzione alimentare globale e i mezzi di sussistenza degli agricoltori probabilmente collasserebbero - aggiunge Ben Woodcock del Centro britannico per l'ecologia e l'idrologia (Ukceh), co-autore dello studio - tuttavia, i nostri risultati evidenziano la necessità di politiche e pratiche per ridurne l'uso".
W.Prendergast--NG